Ricerca e Sviluppo: un PhD nella Scuola
La Buona Scuola prevede la promozione di attività di ricerca, sperimentazione e sviluppo. La figura del Dottore di Ricerca potrebbe rappresentare una soluzione innovativa e di grande prospettiva per la Scuola italiana.
La Legge 107/2015, al comma 1 dell’art. 1, indica la strada da percorrere per affermare il ruolo centrale della scuola nella società della conoscenza e per realizzare una scuola aperta, quale laboratorio permanente di ricerca, sperimentazione e innovazione didattica, di partecipazione e di educazione alla cittadinanza attiva .
Leggendo questo frammento di legge, risulta impossibile non pensare al Dottorato di Ricerca (PhD, dall’inglese Doctor of Philosophy).
Si parla di ricerca, di sperimentazione, di sviluppo. Con la recente riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione (Legge 107/2015, la Buona Scuola), si afferma che le istituzioni scolastiche perseguono le finalità istituzionali, nonché l’attuazione di funzioni organizzative e di coordinamento. Ciò avviene attraverso l’organico dell’autonomia, costituito dai posti comuni, per il sostegno e per il potenziamento dell’offerta formativa.
Inoltre, con la Buona Scuola , sono state introdotte novità sugli aspetti riguardanti le Reti Scolastiche. Queste, già previste in passato, dall’Art.7 del DPR 275/1999, rappresentano anche una concreta applicazione del principio di sussidiarietà , ossia cooperazione non più solo verticale come una volta, bensì anche orizzontale, ossia basata sulla comunicazione e collaborazione tra pari. Delle vere e proprie reti peer-to-peer, in cui la connessione è tra le scuole (orizzontale) e non più ingessata nell’asse scuola-ministero (verticale).
In tale ottica, le istituzioni scolastiche aderenti all’accordo di rete, possono realizzare, tra l’altro, attività didattiche, di ricerca, sperimentazione e sviluppo, di formazione e aggiornamento. Possono essere previsti anche scambi di personale docente.
La Rivoluzione Digitale: dai Big Data alla e-Leadership
Oltre alla costituzione dei gruppi di lavoro che sono tipici dell’organizzazione scolastica attuale, la costituzione di un Nucleo Ricerca & Sviluppo , potrebbe rappresentare un aspetto innovativo. Si potrebbe pensare a quanti PhD fanno parte dell’organico della scuola. O anche, alle professionalità che hanno già nel proprio bagaglio di competenze, l’inclinazione alla ricerca e all’analisi dei dati. Emulando il modello universitario, si potrebbero impiegare tali professionalità nella ricerca dello stato dell’arte di ciò che concerne le metodologie didattiche innovative. Al fine di avere un termine di paragone, afferrando idee utili alla causa, si potrebbero condurre indagini mirate a raccogliere dati sul territorio in cui la scuola opera, interfacciandosi con le Agenzie, con le Imprese e con gli Enti Locali.
Ma si pensi anche alla recente moda dei Big Data . La raccolta dei dati presuppone anche il saperli interpretare ed utilizzare, stilando rapporti che possono essere finalizzati al miglioramento della qualità del servizio scolastico ed al successo formativo degli alunni. Si prospetterebbe, quindi, una figura dedicata, innovativa e funzionale alla realizzazione dell’offerta formativa, oltre che all’allineamento di questa con gli altri documenti fondamentali della scuola (compito non semplice!).
Il Ricercatore potrebbe essere di notevole aiuto ai DS, sempre più a contatto col mondo del digitale, in cui vi è la necessità di avere nel proprio bagaglio culturale, le caratteristiche tipiche di un e-Leader , proponendosi come promotori dell’innovazione. Per far ciò, è ovvio, che la valorizzazione delle competenze assume rilevanza notevole.
Le considerazioni finali
In conclusione, utilizzare un Dottore di Ricerca nella struttura scolastica, aggiungerebbe valore al sistema di istruzione italiano, oltre a trovare anche una valida occupazione ai tanti PhD che sono costretti ad emigrare all’estero o che sono addirittura senza lavoro. In tal modo si realizzerebbe il progetto di scuola come laboratorio di ricerca, sperimentazione e sviluppo. Senza sottovalutare l’aiuto che ne ricaverebbero i dirigenti scolastici, i quali hanno il compito di convogliare le vere energie che pulsano all’interno della comunità scolastica, ponendosi l’obiettivo del miglioramento della qualità dell’offerta formativa, perseguendo una propria vision che possa proiettare la scuola nella società del futuro, abitata dagli alunni che saranno i futuri cittadini del mondo.
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